Il decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico con misure di contenimento della spesa, insinua un principio pericoloso d’ideologia neoliberista sostenuto da anni dalle destre del nostro Cantone.

Tale pensiero tende all’annullamento totale dello Stato in favore del libero mercato e dell’imprenditorialità privata. Lo Stato è visto come un fardello dal quale liberarsi poiché troppo ingombrante e costoso. Un peso crescente con i dipendenti pubblici considerati non come dei lavoratori al servizio dello Stato, ma come dei fannulloni e dei privilegiati, attaccati al sistema come il peggiore dei mali da estirpare.

Tale visione si concretizza nel decreto legge citato che chiede, tra le altre misure, l’intervento diretto sui costi del personale dell’amministrazione pubblica, diminuendoli.

Tale visione è palesemente in controtendenza con il periodo storico appena attraversato. Storicamente, durante e dopo un’emergenza, il perimetro dei poteri pubblici si allarga, la spesa tende ad aumentare soprattutto nei Paesi ricchi, proprio perché allo Stato, e ai suoi funzionari, la società chiede sempre di più in tale eccezionalità.

Pensando alla ripresa economica post-pandemica, all’invecchiamento della popolazione (che già di per sé si traduce in aumenti di spesa quasi automatici), un decreto legislativo che intervenga sul contenimento della spesa è insostenibile. Questo perché per avere uno Stato “leggero” è necessaria una società “forte”, fatta di persone e imprenditori che abbiano i soldi e la voglia di investire nel tessuto economico remunerando il lavoro decentemente, essendo anche capaci di sostituirsi allo Stato prendendosi cura di chi sta peggio, questo senza speculazioni sulla manodopera frontaliera e sui bassi salari.

La società appare oggi piuttosto provata e non certo in grado di sostituirsi allo Stato che, in questa fase, non solo deve agire come regolatore, ma deve farsi imprenditore rilanciando l’economia e creando occupazione di qualità.

Per questi motivi non sosterremo nessuna ideologia che consideri il dipendente pubblico meramente come costo, come voce contabile sulla quale intervenire, ritenendo noi tali lavoratori essenziale e insostituibile risorsa nell’erogazione di servizi di qualità.

Non sosterremo neppure alcuna riduzione di servizi pubblici alla cittadinanza, in particolare per il ceto medio, o di contributi agli enti sociosanitari, scolastici e universitari.

Mattia Bosco, segretario cantonale Sindacati Indipendenti Ticinesi